Nino D’Angelo, eterno scugnizzo: "I miei anni d’oro tra film e musica"

"Sono diventato padre, ho inciso dischi di successo, fatto film di grande popolarità: ecco perché ritengo splendidi gli anni Ottanta". Nino D’Angelo dà appuntamento alle 21 di stasera quando all’arena Gigli di Porto Recanati farà tappa il suo tour I miei meravigliosi anni 80 Estate 2025. "In quel periodo mi aprivano i teatri più importanti del mondo, tanto per fare un esempio l’Olimpia, ma non in Italia. I miei film uscivano in seconda visione, poi in prima perché incassavano tanto".
D’Angelo, canzoni, dischi, tanta gente ai concerti, film, un David di Donatello come musicista: cosa chiedere di più?
"Sono un privilegiato. Io sono partito da sottozero, ma sono arrivato a fare tanto. Adesso a Venezia c’è fuori concorso un documentario sulla mia vita (girato dal figlio Toni, ndr): sorprendente, come l’ultimo scudetto del Napoli".
La popolarità è arrivata grazie ai suoi meriti.
"Ma non è sempre scontato, oggi tanti critici di allora hanno capito di avere esagerato".
Oggi è conosciuto, ma cosa c’è dietro il successo?
"Il sacrificio. Io sono un miracolo del popolo che ha comprato i miei dischi, ma ho anche dimostrato i miei meriti altrimenti alla mostra di Venezia non avrebbero accettato un documentario sulla mia vita".
Quando ha capito che la musica sarebbe stata la sua strada?
"L’ho voluta imboccare per forza, mi piaceva, amavo i cantanti napoletani anche se poi volevo fare di più, volevo fare il pop. È stata tosta".
È stato sorretto nella scelta?
"La mia famiglia era povera ma bellissima. Mi ha sempre supportato con i pochi mezzi a disposizione, ho venduto i miei primi dischi negozio per negozio. Non ho mai mollato ma ho sempre creduto in ciò che faccio".
Qual è il brano che non può non fare in un concerto?
"Non possono mancare ‘Nu jeans e ‘na maglietta e Senza giacca e cravatta, ma potrei continuare".
All’estero ha successo di pubblico ed è apprezzato da grandi musicisti come Miles Davis e Billy Preston, a Napoli è osannato. Qual è la sua popolarità nel resto d’Italia?
"A Napoli sono stra-amato, il mio zoccolo duro è stato tutto il Sud, ma adesso quei numeri li faccio ovunque nei teatri e nei palazzetti".
Tra i tanti incontri quale rimane incancellabile?
"Quello con Goffredo Fofi, ha sdoganato tutto mettendo in luce il mio lavoro. È stata la voce di un intellettuale forte, di una persona che ha fatto tanto per me, un grande maestro, un professore".
E Maradona?
"Il più grande giocatore di tutti i pianeti, un amico, il vero re di Napoli e per noi è un monumento indistruttibile perché ci ha dato la vittoria".
İl Resto Del Carlino